Avdat, a Nabataean city on the Incense route

Sveglia, colazione e con il primo autobus arriviamo ad Avdat, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Ci sono passata davanti decine di volte negli otto anni trascorsi in Israele, mi sono sempre detta che un giorno l’avrei visitata, finchè poi sono partita. Finalmente oggi avrò l’occasione di visitarla.
Avdat fu costruita dai Nabatei nel III secolo a.C. lungo la via dell’incenso nel tratto che porta da Petra al porto di Gaza. . La via dell’incenso è molto lunga, circa 2400km, inizia nello Yemen e Oman, attraversa l’Arabia Saudita, la Giordania, raggiunge il Negev ed infine arriva a Gaza. Avdat era la città più importante dopo Petra sulla via dell’incenso e si pensa che fu edificata da costruttori provenienti da Petra stessa. La città fu abitata dai Nabatei fino al VII secolo, quando un terremoto la distrusse. Sull’acropoli della città costruirono il Tempio di Oboda, in onore del Re Nabateo Obodas II. Il commercio è stato per diversi secoli l’unico sostentamento dei Nabatei. Questa era una sosta obbligata per approvigionarsi acqua e cibo nel lungo cammino nel territorio arido del deserto  Nei secoli successivi, con l’arrivo del Romani, i Nabatei diventano un popolo più sedentario e dedito all’agricoltura e la produzione di vino. Costruirono anche canali e cisterne per la raccolta dell’acqua.
Poco al di fuori delle mura, sono visibili i resti di un campo romano costruito del III secolo. Non potevano di certo mancare anche delle terme (si, terme nel deserto) la cui acqua proveniva da un pozzo scavato per 70m nella roccia.
Nel V e VI secolo sorgono sull’altipiano  un monastero bizantino  e 2 chiese.
Purtroppo, quello che non è riuscito a distruggere il terremoto, sono riusciti a distruggerlo dei vandali nel 2009, quando di notte hanno imbrattato diverse mura con vernici e distrutto diversi reperti archeologici.
Questa storia però non ha insegnato molto ai gestori di questo parco. Quando infatti siamo arrivate, non abbiamo trovato nessuno alla base dell’acropoli. Abbiamo aspettato che arrivasse il guardia parco, che ci ha permesso di salire su.  Arrivate su, abbiamo scoperto che il sito archeologico è completamente aperto, nonostante l’entrata sia a pagamento.
Il sito è molto più grande di quanto mi aspettassi, ma purtroppo la mancanza di spiegazioni scritte rende la visita poco istruttiva. Rimane comunque un sito impressionante per la sua bellezza e la sua location. Mi viene molto difficile immaginare la loro vita qui, in mezzo al nulla, ma comunque al centro dell’interesse di molti (allora come oggi).

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